Convivere con il pericolo, con equilibrio, intelligenza e lucidità

Due articoli del Corriere della Sera mi hanno fatto pensare moltissimo in questi giorni. Di Guido Tonelli (GT) il 9 Aprile 2020 e Pierluigi Battista (PB) il 12 Aprile 2020. Riporto i passaggi per me più rilevanti.

Ho provato a fare sponda con le mie riflessioni sui passaggi che considero più rilevanti.

GT: “Siamo cambiati, tutti e in profondità. (…) Siamo tornati a una visione tragica dell’esistenza. (…) Attraversando il dolore e la paura, un popolo di semi-adolescenti è diventato adulto, di colpo. (…)”.

Credo che l’attenzione dell’essere umano benestante verso i valori essenziali della vita si sia assopita in 75 anni di pace e progresso (l’età media dei cittadini europei al 1.1.2018 era di 43,1 anni) nei quali ci siamo allontanati dall’esperienza della sofferenza, così brutalmente vissuta da chi ci ha preceduto. Così, di fronte alla prima pandemia è piombata la visione tragica delle cose, che oggi rischia di scoprire alla storia il ventre molle della nostra identità. Quanto ci spaventa la possibilità di doverci separare dalle abitudini, e in molti casi dai privilegi, ai quali ci eravamo ormai assuefatti! #consapevolezza

GT: Abbiamo cresciuto una larga parte dei nostri ragazzi nell’illusione che il benessere fosse un diritto universale e che comunque ci dovesse essere qualcuno, famiglia o stato, a garantirlo (…) che toccava sempre ad altri precipitare nel baratro, non a noi, esseri onnipotenti resi quasi immortali dagli ultimi ritrovati della tecnica.

Questa è una mazzata. Molti dei nostri figli non sono immunodepressi rispetto al virus, lo sono rispetto al cambiamento. Ci siamo preoccupati di fargli trovare il branzino in tavola, anziché insegnargli a pescare coltivando l’illusione di poterli crescere forti e allo stesso tempo al sicuro.

Ma questa riflessione riguarda anche ognuno di noi, figli dei 75 anni di pace. Sto riflettendo molto su me stesso, per capire il senso di alcune scelte e magari riconsiderarle, adattandole al mondo che cambia. Adattandomi al mondo che cambia. Scelgo di farlo con persone della mia rete che seleziono tra quelle più equilibrate con le quali ho in corso un dibattito aperto, franco, equilibrato e propositivo. Il bello di poter contare su una rete di persone attive è il bello del #networking. #responsabilità

GT: I nostri padri e i nostri nonni hanno vissuto epoche nelle quali la tragedia incombeva sulle loro esistenze in ogni momento. E questo li ha resi resilienti e determinati, consapevoli che nella vita tutto costa sforzo e fatica. Che i risultati raggiunti non vanno considerati mai garantiti per sempre e che bisogna lottare per migliorare la condizione di tutti.

PB: “Non usciremo mai dalla trincea delle nostre case, se non ce la faremo ad uscire dalla prigione delle nostre paure (…) la paura è un sentimento positivo, indica un pericolo reale e perciò ti salva (…) l’angoscia è invece la paura di tutto, una paura indeterminata e totalizzante che si fonda sulla percezione di essere minacciato da tutto, che il pericolo è dappertutto, ubiquo, invisibile, onnipresente, nelle goccioline che non si vedono, nel respiro delle persone” #reagire

Giorni fa ho postato un video di Sergio Marchionne che affermava come “di troppi diritti si muore”. Credo fermamente in quelle parole. Sempre qualche settimana fa avevo postato un articolo sull’importanza dell’amigdala e di quanto meriti la nostra attenzione e cura in questo periodo storico.

Mi piacerebbe poter ispirare i miei figli e nipoti, con la stessa forza con cui sento vibrare nuovamente in me le parole dei miei nonni e dei miei genitori, che hanno guardato in faccia la guerra vera. Non come Dei, ma da persone comuni costrette a convivere con pericoli, crisi economiche e morti.

PB: “Con l’angoscia sociale senza limiti non si riparte, non si riesce, si resta inchiodati dal terrore (…) L’angoscia, la paura ci rendono intolleranti, rabbiosi, qualche volta violenti (…) Ma dobbiamo vincerla la paura per tornare a convivere con il pericolo, ma con intelligenza e lucidità. Per uscire dalla prigione della paura, prima di uscire dalle case sigillate e senza l’ossigeno sociale”.

Vorrei incoraggiare i miei figli a dialogare con la paura, dimostrando loro che può essere un’incredibile fonte di energia, a non vederla come un blocco ma come uno slancio, insegnandogli a proteggersi dai terroristi dell’amigdala che ci vorrebbero fermi su noi stessi, con in mano i nostri ormai inefficaci strumenti di ieri.

Lo farò confrontandomi con loro sui valori dell’ascolto e del dono, e sull’idea che solo guardando in faccia la realtà potremo costruirci la forza di affrontarla, attingendo da esperienze che gli sono familiari, come quelle sportive: quando ti trovi in tensione per una partita, la paura che provi in quei momenti può bloccarti o stimolarti e darti quello slancio che ti fa vincere. È solo questione di predisposizione e allenamento.
#motivazione #pensieropositivo #nevergiveup

Per cui:

  • Dedichiamoci alla paura, togliamole i rifornimenti e convertiamo quell’energia nella nostra molla di ripartenza. Avere paura è normale, è nella nostra natura, come lo è il suo superamento. Proponiamoci agli amici preoccupati per tranquillizzarli, hanno bisogno di noi. Motivando loro, motiveremo noi stessi.
  • Fissiamo una salutare e quotidiana video call (10’) con qualche amico o amica per confrontarsi e “darsi la pacca sulla spalla”. Pianifichiamolo in agenda, il video-caffè delle 15.